Orchidee Cattleya

L'origine, la curiosa casuale scoperta e le principali caratteristiche.

L'orchidea Cattleya deve il suo nome a William Cattleya, ricco coltivatore e collezionista inglese. Pare infatti che questi, tra alcune felci che aveva fatto arrivare dall’Oriente, trovò certe strane piante con foglie carnose, che erano state utilizzate come materiale di imballaggio. Provò quindi a coltivarne alcune e riuscì a farle fiorire, rendendosi conto di avere a che fare con un nuovo genere di orchidee. In suo onore nel 1824 il botanico John Lindley, a cui le diede da studiare, classificò il genere con il nome Cattleya. Proveniente dalle zone tropicali di centro e sud America, in particolare Colombia, Venezuela e Brasile, in natura ne esistono circa 60 specie con un'altezza variabile dai 30 ai 50 cm. Vengono divise in due gruppi in base al numero di foglie: monofoliate e bifoliate. Le monofoliate, le più note, sono caratterizzate da fiori di notevoli dimensioni, vistosi e dotati di un intenso profumo. I fiori delle bifoliate invece sono più piccoli, ma con forme e colori più raffinati. Foto www.chadwickorchids.com
Fiore di Cattleya warscewiczii

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Come scegliere l'ambiente più adatto al suo sviluppo.

Pseudobulbi di orchidea Cattleya Le Cattleya sono piante che possono essere coltivate in casa senza grosse difficoltà, tanto che vengono spesso consigliate ai principianti. Sono quasi tutte epifite, vale a dire che non vivono nel terreno ma su altre piante che usano semplicemente come sostegno. Sono orchidee simpodiali, o a crescita orizzontale, hanno cioè un fusto a crescita costante da cui spuntano uno o più fusti eretti, chiamati pseudobulbi, da cui nascono una o due foglie carnose. Gli pseudobulbi hanno l'importante funzione di immagazzinare le sostanze nutritive per fornire energia alla pianta in caso di necessità. Come tutte le piante epifite, si coltiva in un composto a base di corteccia che permette una buona aerazione dell'apparato radicale. Per le piante adulte i vasi dovrebbero avere un diametro di circa 20 cm. Le Cattleya hanno bisogno di un ambiente caldo-umido con temperature comprese tra un minimo di circa 13,5 °C e un massimo intorno ai 28 °C. Non amano le correnti d'aria, che possono provocare danni. Amano invece molto la luce, quella diretta del sole va bene, ma solo per poche ore al giorno. Foto www.rv-orchidworks.com

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Tecniche di coltivazione: annaffiature e periodo di riposo.

Variopinti fiori di orchidea cattleya L’orchidea Cattleya va annaffiata regolarmente, in linea di massima una volta alla settimana, anche se in inverno, quando fa freddo e la luce è poca, sarebbe opportuno annaffiarla ancora meno, bagnandola solo quando il substrato di coltura è del tutto asciutto. Infatti, nel periodo che va all’incirca da ottobre ad aprile, con intervalli più brevi per alcune specie, la Cattleya avrebbe bisogno di un periodo di riposo in cui poter rallentare la crescita. Quindi, poca acqua ma tanta luce e tanta aria. E’ sempre meglio comunque dare meno acqua che troppa, una delle più frequenti cause di morte è infatti l’eccessiva annaffiatura che letteralmente le annega. Se usate un sottovaso fate in modo che la pianta non stia a diretto contatto con l’acqua, magari riempiendolo di sassolini o argilla espansa. Sarebbe opportuno procedere a concimazione una volta alla settimana nei mesi che precedono la fioritura. Foto www.flowerpicturegallery.com


Orchidee Cattleya: Come aiutare l'orchidea Cattleya a fiorire e a mantenersi in salute.

Frutto acerbo di orchidea CattleyaUno dei problemi che assillano i coltivatori amatoriali è quello di avere piante rigogliose ma che non fioriscono. E’ quasi sempre un problema di eccessiva durata dell’esposizione alla luce. Bisognerebbe, quindi, diminuire il tempo di esposizione a partire dal mese di settembre, magari ricoprendo la pianta di sera se la stanza viene illuminata. Non necessita di particolari interventi di potatura, sarà sufficiente rimuovere le parti secche o danneggiate. La Cattleya soffre naturalmente di tutte le malattie caratteristiche delle orchidee, ma in particolare subisce attacchi da parte di cocciniglia e afidi. La prima succhia la linfa e può essere contrastata da un'accurata pulizia con cotone imbevuto di alcool, i secondi provocano deformazione di foglie e pseudobulbi e si combattono con specifici aficidi. In genere le malattie non parassitarie e le temute infezioni fungine sono favorite da errori nella coltivazione, in particolare dall’eccesso di umidità, per questo per mantenere l'orchidea in salute sarebbe sufficiente garantirle le giuste condizioni ambientali, facendo attenzione soprattutto ai ristagni d'acqua. www.theorchidcolumn.com



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